Intervista al Presidente Fabrizio Fattorini

1) Qual è stata la sua prima ambizione?

Fin da bambino ho avuto la passione di insegnare. Frequentando il corso di laurea in Medicina e Chirurgia, mi sono reso conto che avrei potuto coniugare l’amore per le scienze mediche con quello dell’insegnamento che da sempre mi affascinava. È nata così l’ambizione di acquisire una solida preparazione scientifica e clinica in ambito medico che mi consentisse di trasmettere la mia esperienza ai giovani, così da contribuire alla formazione di future generazioni di medici e anestesisti.

2) Qual è stata la migliore mossa della sua carriera?

La migliore mossa della mia carriera è stata quella di coltivare un’aspirazione, la carriera universitaria e di non arrendersi di fronte alle difficoltà che questa scelta comportava.   Durante   la   seconda   metà   degli   anni   ‘80,   periodo   della   mia specializzazione, le opportunità di lavoro per gli anestesisti erano scarse e le possibilità di entrare in università ancora minori. Grazie a sacrifici e rinunce, la mia tenacia mi ha consentito di accedere alla Sapienza di Roma e di poter così coronare il mio sogno.

3) Qual è stato il peggior errore della sua carriera?

Ho frequentato durante gli anni di piombo la facoltà di Medicina e Chirurgia alla Sapienza di Roma, un ateneo che più di altri per alcuni anni è stato teatro di tensioni e lotte studentesche che non hanno certamente favorito né la formazione né tanto meno la crescita culturale. Era il periodo del “27 politico” e lo studio era persino considerato “reazionario”. In quel contesto certamente difficile, il mio errore è stato quello di non aver dedicato il tempo necessario allo studio e alla formazione. Quando mi sono laureato e una volta compreso la mia inclinazione professionale, mi sono dovuto impegnare per recuperare il tempo perduto.

4) Com’è il suo equilibrio tra lavoro e vita privata?

Quando un lavoro così impegnativo quale quello dell’anestesista viene svolto con passione ed entusiasmo, anche la vita privata è necessariamente coinvolta. La professione dell’anestesista non lascia molto tempo libero ma ho sempre ritenuto che fosse determinante per il mio equilibrio ritagliarmi degli spazi, seppure esigui, in cui la famiglia e gli altri affetti potessero avere comunque il ruolo determinante che compete loro.​

5) A chi vorrebbe chiedere scusa?

Vorrei chiedere scusa a mia madre, morta prematuramente pochi mesi dopo che ho acquisito il diploma di specializzazione. Col senno del poi, mi sarei potuto occupare di più della sua salute e ciò mi ha creato nel tempo un sentimento di rimorso.

6) Quale medico vivente adora di più e perché?

L’incontro con i colleghi di ESRA alcuni anni fa mi ha spalancato il mondo dell’anestesia locoregionale e mi ha rimesso in gioco professionalmente. È iniziata così una collaborazione fattiva e appassionata con la Società e, di lì a poco, con molti colleghi la semplice conoscenza si è trasformata in amicizia sincera. Attualmente gli amici di ESRA rappresentano per la mia vita di anestesista un punto di riferimento significativo sia dal punto di vista umano che professionale.

7) Chi è la persona che vorrebbe ringraziare di più e perché?

Le persone che ringrazio di più sono i miei genitori perché a loro devo quello che sono. Un ringraziamento particolare lo devo poi ai miei maestri che ho avuto la fortuna di incontrare durante il periodo della specializzazione (in particolare due) che mi hanno trasmesso non solo le loro conoscenze ma soprattutto la passione e l’amore per la Medicina e per l’Anestesiologia, insegnandomi un metodo col quale affronto quotidianamente le sfide legate alla nostra professione.

8) Quale cambiamento inaspettato ha fatto la differenza più grande nel corso della sua vita?

Il 1° luglio 2023, per raggiunti limiti di età, ho lasciato il Policlinico Umberto I di Roma dove coordinavo un blocco operatorio. Inaspettatamente, un mio amico, primario dell’Ospedale di Frascati e grande appassionato di anestesia locoregionale, mi ha chiesto se fossi stato interessato a collaborare con lui come free lance. Ho accettato immediatamente, anche se l’idea di rimettermi in gioco come “semplice” anestesista in un ambiente totalmente nuovo un pochino mi impensieriva. A distanza di più di un anno devo riconoscere che quell’opportunità mi ha dato modo non solo di continuare a esercitare la nostra bella professione ma anche e soprattutto di poter continuare a fare formazione e ricerca.

9) Quali sono le nuove tecnologie o progetti di ricerca che attende con più ansia?

Le tecniche locoregionali offrono innumerevoli vantaggi sia nel campo dell’anestesia che  della terapia  del  dolore, quali  analgesia  di  qualità, riduzione del  rischio​ operatorio, migliore outcome postchirurgico e il suo sviluppo può portare a un miglioramento significativo delle pratiche mediche. Indubbiamente l’intelligenza artificiale sta aprendo nuovi orizzonti in Medicina con applicazioni che possono migliorare la diagnosi, il trattamento e la gestione dei malati. Mi auguro che la sua diffusione nel campo dell’anestesia locoregionale e della terapia del dolore possa offrire sensibili vantaggi sia ai pazienti che agli operatori sanitari.

10) Quale libro dovrebbe leggere ogni medico?

“Corpi e anime” di Maxence Van der Meersch, un romanzo interamente ambientato in un ospedale, un luogo che, come pochi altri, mette a nudo la natura dell’uomo.

Michel, il travagliato medico protagonista del romanzo, dopo un lungo itinerario di conversione professionale, intellettuale ed esistenziale, giunge a riconoscere nel malato una persona di cui avere cura e, in questa singolare presa di coscienza, scopre il gusto della responsabilità per l’altro e, in modo ancor più sorprendente, realizza che è possibile un nuovo modo di guardare se stesso, il proprio lavoro, la vita.

11) Qual è il suo vizio più recondito?

Sono terribilmente pigro. La mia vita è piuttosto complessa, fatta di innumerevoli impegni (clinici, didattici, formativi, societari) e richiederebbe da parte mia un grande sforzo di programmazione. Purtroppo, a causa del mio carattere, spesso mi riduco all’ultimo momento per riuscire a rispettare le scadenze.

12) Dove e quando è stato più felice?

Indubbiamente la nascita dei miei figli prima e dei miei nipoti dopo hanno rappresentato dei momenti di felicità immensa, incommensurabile.

13) Quali sono le sue ambizioni?

La mia ambizione è di poter continuare a lavorare, finchè la salute me lo consentirà, con l’impegno e l’entusiasmo che mi ha sempre accompagnato. In questo contesto sicuramente la presenza di ESRA costituisce la linfa vitale per affrontare le sfide che la nostra professione mi porrà davanti.

14) Se le dessero un milione di euro, come li spenderebbe?

Bella domanda! Non ho particolari esigenze personali. Probabilmente terrei per me una piccola parte della cifra e il resto la regalerei ai figli.​

15) Riassuma la sua personalità in tre parole.

Solare, onesto, caparbio.